Inanna | Noi, di fronte al Mito
Leggere il mito, i testi letterari, contattare un antico immaginario e partecipare emotivamente, è un modo per guardare a sé stessi guardando alla civiltà con la sua cultura. È un modo per conoscere chi siamo e da cosa siamo guidati e condizionati, per relativizzarne il peso, così da poter vedere al di là di ciò che si impone culturalmente.
Quando un essere umano scolpisce l’immagine della divinità, quando una religione elabora dei discorsi intorno al divino, quando ci si esprime in termini filosofici, o artistici, ciò è per sempre; gli esseri umani che hanno trovato il modo di contattare ed esprimere il proprio mondo interiore hanno toccato qualcosa che riguarda tutti noi. La visione in seguito potrà mutare, ma quanto intravisto rimane. Ecco perché noi torniamo al Mito, ai racconti della letteratura: per cercare di guardare alla realtà con uno sguardo simbolico.
E torniamo a un mito del Femminile Originario per il bisogno che abbiamo di curare la nostra sofferenza attuale.
Donne arrabbiate e confuse, che non sanno cosa volere; uomini fragili e disorientati chiedono perché soffrano, spesso fisicamente, e come guarire, come tornare ad essere capaci nella propria esistenza; si domandano quale sia il proprio mito, come Carl Gustav Jung credette indispensabile fare. Cosa sono, per chi o che cosa vale la pena di combattere e cercare, per quale mondo. Se siamo ciò che siamo anche perché figlie e figli dei nostri genitori e della società che viviamo, se la coscienza è patriarcale e, dopo la sua messa in crisi, c’è bisogno di una conversione compensatoria, donne e uomini sono chiamati a cercare la propria Anima mentre, anche, cercano quella dell’altro, nella storia biografica individuale e collettiva.
Inanna, dopo il recupero della sua Regalità splendente, insegna a tutte le donne il percorso, duro ma necessitato ed efficace, verso la consapevolezza di sé, del proprio asservimento, dei passi necessari da compiere per avvicinarsi alla libertà con la conquista del potere interiore, che rende la donna Una in sé stessa.
Inanna insegna alle donne, verso cosa indirizzare l’energia e i propri sforzi di essere nel mondo e per il mondo e come procedere per avervi accesso: il confronto con il potere riconosciuto maschile (il padre Enki); la relazione col Maschile interiore (Animus), che porta il dono della ri-scoperta della sacralità del Desiderio, del Piacere e dell’Amore, nell’incontro con la passione, anche di e per un uomo (Dumuzi); la relazione con la parte inconscia di sé e del Femminile (l’antenata oscura Ereshkigal); la scoperta e il dispiegarsi della potenza (non potere), coi suoi attributi e con le sue forme espressive, prima interiore e poi agito nel mondo.
Il mito indica la necessità di andare e tornare costantemente fra Conscio e Inconscio, fra Sopra e Sotto, da energie femminili ad energie maschili accettando la complessità e fuggendo la rigidità, in nome di una regola ciclica, norma del femminile e della Madre, che si affianchi (o sostituisca?) la rigida legge maschile.